PERCORSI VERDI

Per conoscere meglio la Val Curone...
... e riscoprirla.

La Via del Sale
Monte Ebro e Monte Giarolo

MONTE EBRO E MONTE GIAROLO

Sulle vette della Val Curone a coglier le Stelle (Oltre n.35-1995)

Si può andare per stelle, su un crinale erboso, da capanne di Cosola verso l'Ebro e il Giarolo. Andare per stelle in una notte di fine estate, per riempirsi il cuore, nell'aria d'un già autunnale cambiato colore e profumo, in una fredda trasparenza d'inverno, lontano da tutte le luci che non siano celesti.
Il segnavia è quello della Via del mare, bianco, rosso e blu. Il sentiero di fronte all'albergo di Capanne di Cosola costeggia alcune villette di legno prima di tuffarsi in un antico bosco di faggi e dopo poche centinaia di metri sale ripidamente a destra staccandosi dalle case, verso la cima. Siamo in Piemonte, di fronte al tratto iniziale della Via del sale lungo i pendii erbosi del Monte Prenasco. Il sentiero si snoda a mezza costa, seguendo le curve di livello, supera l'acquedotto e la piccola fontana sulla sinistra. "Fontana Barbarossa, fontana Fredda, fontana dell'Uomo Morto": ogni nome cela una storia, un fatto, una vicenda piccola, ma abbastanza importante da lasciare un nome dietro di sé. Un tempo era tutto un pascolo, sparso qua e là appena di qualche roccia bianca, impedito l'accesso anche al più modesto cespuglio dal rapinoso passaggio del bestiame. Ora le more selvatiche, i ginepri, i noccioli creano come delle capanne ombrose e il biancospino si innalza suberbo e fiammeggiante come un albero.
Una terrazza aperta verso il mare e l'aria che ci batte in viso è calda e dolce nonostante l'ora che si attarda.
Il sentiero sale attraverso una vastissima conca verso Bocche di Crenna, il passo che collega la Val Borbera alla Val Curone, a 1.553 metri slm. Risaliamo il crinale verso sinistra, seguendo il filo spinato, verso la cima dell'Ebro, la più alta di questa catena, resa ancora più imponente dalla sua posizione solitaria, degradante a picco sul fondo valle. Con l'elevarsi del sentiero, si stacca ai nostri piedi una vasta sella erbosa, popolata di bestiame al pascolo. A poco a poco ogni suono si dissolve ed è quasi buio. Di solito questa è l'ora dell'arrivo, del rifugio tiepido, del cadere lento delle parole, del grato chiudersi di ciglia. Ora invece rimaniamo immobili nel buio che avanza, le valli si chiudono come scrigni d'ombra. Espero brilla, solitaria, poi, lentamente l'oscurità le svela, una ad una, una oscurità immensa, totale, come solo la montagna solitaria può dare. E solo questo buio può restituire tutte le stelle ai nostri occhi. Una voce volenterosa emerge dal vento e dall'oscurità: "Quella è Cassiopea, là c'è I'Orsa maggiore, la Via lattea,... ecco Giove… la costellazione di..." ...e dove sono i sogni e le speranze, su quale stella gli amori trascorsi, quale Via Lattea ci porterà verso il domani... Nello scorrere lento delle ore le stelle trascorrono sopra di noi, immote, distanti eppure palpitanti di luce e come vive. I grandi telescopi montati sul passo le cercano e le seguono al di là di infinite distanze. Alcune non esistono neanche più, dissoltesi nello spazio, eppure la loro luce ci arriva ancora perfetta. Altre stanno nascendo ora, scorrono velocissime, o esplodono perdendosi nello spazio.
Quando riapro gli occhi nessuna è più al suo posto, solo poche brillano ancora nel chiarore dell'alba; devo essermi addormentata, anche i miei amici dormono serafici, chiusi nei sacchi a pelo. In breve siamo tutti in piedi, un po' umidicci, un po' storditi da tanta natura che ci circonda. Decidiamo di proseguire verso il Monte Panà e il Gropà, per scendere a Caldirola lungo la pista della seggiovia. In un paio d'ore dovremmo esserci, in tempo per l'arrivo del pane fresco e delle brioche.
Ci mettiamo in cammino nell'avanzare sfolgorante del giorno; voltandoci a guardare la nostra postazione notturna, sembra impossibile che loro siano sempre lassù, nella volta celeste e che solo un gioco di luci e ombre ne possa nascondere e svelare la presenza.